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Campagna per la reintroduzione
del GIGLIO FIORENTINO

Una cartolina commemorativa


Cartolina commemorativa per il 160º anniversario della morte di Giuseppe Cristiano Mercadanti (1793-1859), originario del cantone svizzero dei Grigioni, che lavorò con onestà e operosità a Firenze nel settore dolciario e del commercio. "Fu caro a tutti, ai buoni carissimo", così recita l'epigrafe della sua tomba, che si trova nella parte originaria del Cimitero Monumentale di Piazzale Donatello a Firenze; proprio accanto ad essa vive un gruppo di Iris del raro Giglio Fiorentino, appartente alla specie botanica Iris florentina L.

Lo scapo fiorifero di questa leggiadra pianta è pronto per il Capodanno fiorentino, il 25 marzo: fiorisce infatti fra marzo e aprile. Si tratta di pochi esemplari che s'inseriscono nella suggestiva colonia botanica di iridacee a totale prevalenza di Iris pallida Lam. che nel mese di maggio esplode in una spettacolare fioritura capace di rivestire a festa l'intero giardino della memoria, pregevolmente curato da suor Julia Bolton Holloway.

Del resto il bel poggetto, sul quale prima il giovanissimo architetto Carlo Reishammer nel 1828 e successivamente il grande architetto Giuseppe Poggi nel 1865 hanno disegnato la singolare e visitatissima isola sepolcrale che oggi conosciamo, era letteralmente addossato alle antiche mura di Firenze, sulle quali si piantavano e si raccoglievano appunto i rizomi di Iris per il loro diffusissimo commercio in campo profumiero. Tant'è vero che ancor oggi sulle mura del bastione sud-orientale della cinquecentesca Fortezza da Basso, cioè lungo quel lato della cinta un tempo allineato alle mura trecentesche, è vitale e rigogliosa una nicchia colturale di Iris pallida Lam., la stessa specie che attualmente in Toscana viene proficuamente coltivata ed esportata. (Testo cartolina, 2019).


Le Iris delle Antiche Mura di Firenze

Le Iris delle Antiche Mura di Firenze sono state trasferite fra le coltivazioni specializzate di giaggiolo per essere messe in coltura in pieno campo ed entrare regolarmente in produzione. Si tratta delle Iris provenienti dalla cinta muraria della Fortezza da Basso, precisamente dalla sommità del tratto frontale del Bastione Cavaniglia allineato all'originaria cinta muraria trecentesca arnolfiana in corrispondenza di Porta Faenza. La presenza delle Iris sulle mura di Firenze è ampiamente documentata nella letteratura antica e, nel Settecento, la coltivazione delle Iris sulle mura è stata addirittura regolata da un appalto pubblico. Le Iris della Fortezza da Basso, a prevalenza assoluta di Iris pallida Lam., ultima testimonianza delle Iris delle Antiche Mura di Firenze, vegetavano e fiorivano, fino all'agosto 2024, lungo la strada di ronda in circa 70 mc di terra di riempimento in un fitto filare largo 2,5 m distribuito su una superficie di quasi 140 mq. A seguito di lavori urgenti ed improcrastinabili, le Iris della Fortezza da Basso sono state "rimesse in coltura" presso l'azienda agricola di Maurizio Vernini a Castelfranco di Sopra nel comune di Castelfranco Piandiscò, dove tra l'altro, grazie alla presenza di uno speciale impianto industriale di trasformazione, unico in Italia, si chiude il ciclo produttivo di coltivazione e lavorazione dell'Iris Officinale Fiorentina senza dover necessariamente esportare i rizomi in Francia. Per motivi di studio e di conservazione alcune piante della nicchia ecologica d'importanza storica della Fortezza da Basso sono state introdotte all'Orto Botanico di Firenze. Un altro gruppo di piante viene custodito al Giardino dell'Iris di Firenze presso il Piazzale Michelangelo. Infine, con le Iris provenienti dalla Fortezza da Basso è stato arricchito anche l'Irideto del poggetto di Piazzale Donatello, anch'esso storicamente collegato alle Iris delle Antiche Mura di Firenze, in quanto il Cimitero Monumentale, che infatti ospita i 4 principali giaggioli fiorentini, era fin dall'inizio letteralmente addossato alle mura di Firenze all'altezza di Porta a Pinti; in seguito la collinetta è stata inoltre addirittura rimodellata, secondo il progetto di Giuseppe Poggi, proprio utilizzando la terra di risulta, ricca di rizomi, proveniente dalle mura in demolizione.




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